LIBRO 1 - CAPITOLO 2 - RITORNI E PAROLE - 13/06/2965 - 14/06/2965 - MAESTRO DEL SAPERE
NoN GdR
Come prima cosa vorrei segnalare l'inizio di un nuovo capitolo, il secondo, ed andare ad aggiornare la posizione dei personaggi che ora si trovano a Brea.
Piccola nota tecnica personale: mentre per il primo capitolo avevo dato un medesimo titolo a tutto il primo capitolo, "La Speranza e l'Ombra", ora vorrei provare a procedere a step. Alla fine della preparazione di ogni singolo post riguardante il secondo capitolo vorrei dare al post stesso un titolo e solo alla fine del capitolo secondo, dargli un titolo.
Sono andato indietro con il rileggere i post ed ho trovato che Madama Gilraen aveva comunicato agli avventurieri che per contattarla avrebbero potuto fare riferimento a Barnaba Farfaraccio. Ecco un altra caratteristica positiva del giocare via blog: le informazioni fornite possono essere recuperate con una ricerca sul blog all'interno dei vecchi post.
Ma ora ciancio alle bande e bando alle ciance, tuffiamoci insieme nella parte GdR.
GdR
Persino dall'esterno la locanda pareva un posto piacevole ad occhi abituati alle costruzioni degli Uomini. Si affacciava sulla Via, e due ali si estendevano sul retro, parzialmente scavate nelle pendici del colle, di modo che le finestre del secondo piano erano a livello col terreno. Un grande arco conduceva al cortile sito tra le due ali e, sotto l'arco, sulla sinistra, si apriva un'ampia porta in cima a qualche scalino. Dalla porta spalancata usciva un flusso di luce. All'arco era appesa una lanterna, sotto la quale oscillava un grande cartello: vi era raffigurato un cavallino bianco che si ergeva sulle zampe posteriori... Da molte delle finestre più basse la luce giungeva filtrata da spesse tende scure... Qualcuno all'interno intonò una canzone allegra, seguito da un coro di voci potenti e spensierate. Ascoltarono un attimo... La canzone finì fra uno scroscio di risa e di applausi.
Le compagnia dell'anello, pagina 205, edizione Rusconi Libri
Capitolo "All'insegna del Puledro Impennato"
1993, Edizione a cura di Quirino Principe e Traduzione dall'inglese di Vicky Alliata di Villafranca
Entrarono e ritrovarono la medesima atmosfera che avevano lasciato qualche settimana prima. Questo senso di continuità e ripetizione si rivelò essere una specie di toccasana per i cuori e le membra stanche per il lungo viaggio.
Benchè tranquillo il viaggio era stato faticoso, perchè il tempo atmosferico non era stato generoso compagno di viaggio, quanto piuttosto antagonista contrario e cocciuto, con il vento e la pioggia a farla da padrone.
Durante il viaggio la ferita di Orodreth si rimarginò dopo pochi giorni e gli consentì un incedere maggiormente veloce. Chi ci mise molto tempo a riprendere le forze fu invece il capo dei ranger delle Rovine della torre di guardia. Dopo cinque giorni aprì gli occhi ed inizio a parlare. Si presentò come Targon, capo dei ranger delle Rovine della torre di guardia e raccontò al gruppo cosa era successo.
"Qualcosa regnava in quella montagna, ma subito, quando arrivammo e prendemmo possesso delle rovine della torre di guardia, non ce ne rendemmo conto. La postazione in alta quota era stata ispezionata ovviamente, ma l'ingresso alla grotta era ostruito da materiale franato a più riprese, ed era dunque inaccessibile. A seguito di un terremoto particolarmente violento, immagino, l'ingresso fu liberato dai detriti e tutto iniziò. L'umore dei miei uomini iniziò a rabbuiarsi, aumentarono le liti per futili motivi e l'invidia sembrava governare il cuore di tutti. Poi iniziarono le prime sparizioni. Eravamo una decina di uomini, ma nel giro di una settimana mi ritrovai senza uomini. Provai ad inviare una richiesta di aiuto al Guado Sarn, ma temo che il messaggero non raggiunse mai la sua destinazione. Poi, una notte, proprio quando stavo per andarmene, venni tramortito. Da quel momento non ricordo nulla"
Il gruppo, in primis Dudo, particolarmente in vena di ascoltare il racconto di Targon e di raccontare, in cambio, la loro avventura; gli aveva descritto dove lo avevano trovato e quali erano state le loro supposizioni. Tutte queste notizie, unite al pessimo tempo atmosferico, avevano solo portato malumore e pesantezza; sentimenti che erano sparitivi non appena la porta della locanda di aprì.
Quando chiesero di poter parlare con Barnaba Farfaraccio dovettero attendere davvero pochi istanti e se lo trovarono di fronte, spuntato da chissà dove. Al nome di Dama Gilraen, appena sussurrato, il locandiere fece un cenno con la testa ed invitò il gruppo ad accomodarsi nella medesima saletta della riunione di circa un mese prima.
"Ci sarà da attendere, non troppo, la manderò a chiamare. Vi farò portare da mangiare e vi troverò da dormire. Ora vado."
Quello che gli avventurieri non videro fu il buon Barnaba chiamare uno dei due garzoni e gli consegnò una mela ed un coltello da cucina. Gli diede istruzioni precise ed il giovane uscì nella notte. Corse fino alla porta a nord, uscì, corse verso la foresta che si trovava alle spalle della collina che sormontava Brea. Raggiunto uno dei primi alberi, usando il coltello, inchiodò la mela al tronco. Fatto ciò partì di corsa per tornare al lavoro in locanda.
Quello che il garzone non vide fu una mano bianca ed esile, avvicinarsi da dietro l'albero e prendere sia la lama sia la mela per poi sparire nella notte e nell'ombra.
La cena portò il sorriso ed buon umore sui volti di tutti quanti, anche di Targon. Cercarono di non parlare di quanto accaduto sulle propaggini dei Monti Azzurri. Risero alle canzoni di Dudo Duepiedi, che nel frattempo mostrò loro anche tutti i disegni che aveva avuto il tempo di fare e le mappe che aveva iniziato a realizzare. Ascoltarono alcune storie naniche di Nur. Orodreth e Targon parlarono delle loro comuni origini e dello splendore di antichi regni degli uomini. Anche la silenziosa Nimrodel pareva apprezzare quella compagnia così caciarona, almeno quella sera.
Andati via tutti gli avventori locali, Barnaba chiese loro ancora qualche istante di pazienza.
"Solo il tempo di sistemare quei quattro mercanti che passeranno qui la notte... e sarò da voi!"
Le sistemazioni che trovò loro furono davvero di prima qualità. Tutti dormirono bene ed al sicuro. Recuperarono forze ed animo.
Passarono l'intero giorno successivo in parte in giro per Brea ed in parte in locanda. Barnaba aveva suggerito loro di non dare troppo nell'occhio. Scesa la sera la locanda e la sala principale ripresero la loro consueta vitalità. Al termine della cena Barnaba arrivò al loro tavolo e consegnò loro un foglio piegato e chiuso con la cera lacca ed un simbolo che avevano tutti, anche Targon, già visto.
"Vi avevo detto che non ci sarebbe voluto molto...".
Lo aprirono e lo lessero.
NoN GdR
Mi è venuta in mente un'idea per il futuro dei nostri avventurieri. Ovviamente non ve la farò sapere ora, ma la scoprirete nei prossimi post
Ed ora non mi rimane che salutarvə e darvə appuntamento...
...al prossimo incontro!
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