LIBRO 1 - CAPITOLO 1 - LA SPERANZA E L'OMBRA - 11/05/2965 - NIMRODEL

Se avesse incontrato qualche sua amica in quella stanza separata di quella locanda di Brea, pensiero assolutamente improbabile, le avrebbe confessato di essere stata particolarmente a disagio per tutti quegli sguardi che le erano stati rivolti da pressoché chiunque.

Ora era seduta su una sedia, sola, in quella stanza vuota. Sentiva solo il vociare delle persone provenire dal salone principale e la voce dell'oste che rispondeva a domande o richieste con frasi brevi. Era solito ripetere con un "Arrivo subito" o con frasi lasciate a metà.

Nimrodel si guardava intorno, la stanza era relativamente spoglia e c'era odore di chiuso, che veniva però coperto dal profumo che pervadeva l'intera locanda. Non le dispiaceva quella solitudine, giusto il tempo di riprendersi dal disagio di pochi istanti prima.

Passata circa una mezz'ora si alzò in piedi e si diresse alla tenda. Da principio la scostò pian piano per guardare la situazione al di là di essa. Voleva intercettare Barnaba Farfaraccio per domandare se era stata convocata solo lei, per sapere quanto avrebbe dovuto aspettare. La schiena dell'oste le passò accanto, nel piccolo corridoio oltre la tenda, quando lei provò a domandare "Chiedo scusa..." per riceverne in risposta solo un "Arrivo subit..." che si perse nel rumore della sala principale
.
Tornò a sedersi quando si rese conto che l'oste continuava a servire altri tavoli.

Passò all'incirca un'altra mezz'ora quando un ragazzino, uno dei camerieri della locanda, dai capelli lisci, neri e ben pettinati arrivò nella stanza molto timoroso e decisamente imbarazzato. Qualcuno avrebbe anche potuto dire impaurito. Teneva in mano un vassoio con sopra una bottiglia di vino, un cesto di frutta e qualche galletta; il tutto, in precario equilibrio, sembrava pronto a cadere da un attimo all'altro.

Il ragazzo era sulla porta, aveva la tenda che gli poggiava in parte sulle spalle e non accennava ad entrare. 

Nimrodel lo squadrò alcuni istanti che al ragazzo parvero un'eternità e poi gli disse "Poggia pure qua, grazie.". Con la mano diede due colpetti sul tavolo. "Ringrazia il signor Farfaraccio e chiedigli di passare da me appena avrà del tempo da dedicarmi. Grazie davvero."

Un sorriso inebetito comparve sulla faccia del ragazzo che fuggì subito dopo aver posato le vettovaglie sul tavolo.

Uscito il giovane entrò l'oste seguito da un giovane uomo dall'aspetto selvaggio, che la squadrò, anche lui sorpreso, ma solo inizialmente.

Alle prime vettovaglie giunti pochi istanti prima con il cameriere, ed all'ingresso del ragazzo con il locandiere, seguì il pranzo.

Quando il giovane alla fine del pranzo le domandò cosa la portava in quella locanda, Nimrodel si accorse del foglietto che il giovane stava togliendo dalla tasca. Era simile al suo. L'elfa stava per parlare per domandare al giovane di quel foglietto, per prendere tempo, quando la tenda venne sollevata un'altra volta ed un nano entrò nella stanza, pieno di roba, in mano ed in spalla: armi, uno zaino, delle sacche scolorite dal tempo, alcuni sacchetti piccoli di cuoio.

Per i suoi gusti stavano succedendo troppe cose in così poco tempo, ma ovviamente non lo diede a vedere.

Conversò con i due altri ospiti, dopo essersi presentata. Ormai era evidente che erano tutti lì per lo stesso motivo, anche se non riusciva ad immagine quale potesse essere.

Quando sul far della sera fece nuovamente capolino il signor Farfaraccio ecco che comparve alle sua spalle (forse sarebbe avrebbe avuto più senso dire "alle sue ginocchia"), un Hobbit che si presentò come Dudo Duepiedi. Il nome e l'aspetto dell'hobbit, carte svolazzanti alla mano, fecero sorridere Nimrodel che gli fece segno di andare a sedersi vicino a lei.

La cena fu servita pochi istanti dopo ed il clima che si venne a creare, per quanto strano per la sua cultura, era piacevole. Nonostante fossero quattro sconosciuti la compagnia era piacevole, tutto sommato.



Poi arrivò la loro ospite, colei che si era firmata "Nuneth Estel", Madre Speranza. L'elfa di Lindon aveva un'idea di chi potesse essere la loro ospite, nonostante non l'avesse mai vista o conosciuta, ma ne aveva sentito parlare. Nimrodel fece un inchino con la testa accompagnando il gesto con un sorriso sul volto, poi ascoltò le parole di colei che si presentò come Gilraen, figlia di Dìrhael, con molta attenzione.

Dopo che Orodreth ebbe parlato, Nimrodel si guardò intorno per vedere che nessuno volesse parlare e prese allora la parola.

"Io ti conosco, so chi sei, e questo mi fa proferire parole affermative nel risponderti. La proposta che mi hai appena fatto, che ci hai appena fatto, mi può interessare, conosco il Male che menzioni nei tuoi discorsi, e sono intenzionata a contrastarlo, a proteggere coloro che non lo possono fare da soli...". Fece una breve pausa in cui la mente e la memoria volarono a suo padre, ed ai suoi racconti. "...come fece mio padre tempo addietro..."

"Se questo deve essere il destino che Nimrodel di Lindon deve seguire, allora lo seguirò!" concluse decisa. 

Detto questo prese il bicchiere che in precedenza si era riempito di vino e ne assaggiò un sorso.
 


Ed ora non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento...
...al prossimo incontro!
LoShAmAnO


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