INTRODUZIONE - 11/05/2965 - NUR


Per fortuna il tempo era migliorato. Dopo una mattinata di pioggia che aveva reso la strada una bella pozza di fanghiglia, ora un sole caldo stava cercando di rimediare, scaldando a più non posso tutto quello che la sua luce poteva toccare. Il nano si voltò verso Baldomera e le accarezzò il muso con la mano sinistra, mentre con la destra continuava a tenerla per le briglie. La carezza fu dolce e amorevole, come a dirle di tenere duro ancora per poco, infatti la grande siepe di Brea era ormai in vista. Il gesto gentile e premuroso di Nur era in netto contrasto con la sua aria accigliata e seriosa. La piccola asinella dal pelo grigiastro macchiato di bianco stava trasportando due sacche appese ai lati, lo scudo, l'ascia e la spada del nano, che camminava lateralmente rispetto al centro della strada.

Anche se non sembrava, vista l'espressione del volto, l'arrivo del sole gli aveva fatto piacere. Era pur vero che la compagnia di nani mercanti, diretti alla montagna solitaria, a cui si era aggregato dopo l'incontro con quell'elfo alto, erano loquaci ed allegri, ma la pioggia proprio non la sopportava. Il bagnarsi fino alle ossa era una cosa che proprio non faceva per lui. Semplicemente lo indisponeva.

Ripensò allora a quello strano incontro di pochi giorni prima. Non si sarebbe mai fidato di un elfo. Mai. Per nessuna ragione al mondo. Eppure nei gesti e nelle parole di quello spilungone dalle orecchie puntute aveva sentito trasparire qualcosa di importante che lo aveva toccato nel profondo. I suoi vecchi compagni di viaggio, quando aveva condiviso con loro quelle sue sensazioni, per chiedere loro consiglio, avevano parlato di magia elfica, di stregoneria. Gli avevano detto di essere matto anche solo a prendere in considerazione un'idea come quella. Eppure in lui quell'incontro aveva lasciato un buon sapore. Non sapeva spiegarlo diversamente.

Assorto in quei pensieri attraversò la porta della cittadina di Brea e si ritrovò nella piazzetta principale. 
Rimase colpito dagli edifici che vide, in particolare da alcune delle pietre con le quali gli edifici erano costruite. Alcune sembravano di fattura scadente, di poco conto ad un occhio attento come il suo; altre invece sembravano decisamente pregevoli, nobili, avrebbe detto lui avesse dovuto descriverle. Forse provenivano dalle molte rovine degli antichi regni che circondavano l'area. Era l'unica spiegazione possibile. La cosa in qualche modo gli strappò un sorriso, mentre nel suo incedere lanciava occhiatacce a destra e sinistra.

I suoi compagni di viaggio lo salutarono davanti all'insegna con il puledro ritto sulle zampe posteriori, loro avrebbero continuato fino alla Casa Nanica, ai piedi della collina, nei pressi del vecchio pozzo, tappa imprescindibile per i nani mercanti che transitavano da Brea.

Nur e Baldomera si appropinquarono verso l'accesso che conduceva al cortile interno, coperto da una bella tettoia di recente costruzione. Il ciottolato della pavimentazione era asciutto e diversi mucchi di buona paglia ammassati nell'angolo. Sopra uno di questi mucchi, mezzo addormentato, un ragazzino dai capelli folti e spettinati, saltò sull'attenti appena il nano e l'asinella fecero la loro comparsa. 

"Bada a lei come se fosse tua. Intesi? Dalle da mangiare il miglior fieno che avete e spazzola il suo manto per bene. Intesi? Se farai tutto questo, domattina avrai una bella ricompensa." Nur parlò in modo diretto e chiaro. Non c'era gentilezza nella sua voce, ma nemmeno scontrosità. Era solo il suo solito modo rude di esporre le cose.

Vedendo che il ragazzo gli sembrava sveglio, accarezzò ancora una volta il muso dell'animale, prese le due sacche e le armi che lei trasportava. Entrò nella locanda del Cavallino Rampante con tutto quell'armamentario sbattendo a destra e sinistra per riuscire a passare dalla porta. La cosa attirò ovviamente l'attenzione di tutti i presenti nella locanda che si zittirono per capire cosa stesse succedendo. L'attirare tutta quell'attenzione ovviamente non era nelle intenzioni di Nur e lo mise profondamente a disagio, rendendo ancora più accigliata la sua espressione, per quanto la cosa fosse possibile.


Barnaba Farfaraccio gli si fece incontro mentre si puliva le mani nel grembiule, che forse ad inizio giornata, era stato bianco. 

"Ben arrivato messer nano, in cosa posso esservi utile? Il mio nome è Barnaba Farfaraccio, e sono il locandiere. Qui potrete trovare da dormire, abbiamo letti comodi e camere spaziose. Abbiamo il miglior spezzatino di tutta la zona e la migliore birra, che modestamente mi vanto di produrre in prima persona."

Nur posò le borse che aveva a spalle e senza dire una parola, guardandosi attorno per capire chi fossero gli altri ospiti, estrasse di tasca il biglietto che gli era stato consegnato dall'elfo. Lo porse al locandiere senza guardarlo in faccia, ma sempre osservando tutto e tutti li intorno. Pian piano gli avventori persero interesse per la cosa, in quando alla fin fine, non stava succedendo nulla d'interessante. 

Solo in quel momento Nur posò lo sguardo su Barnaba, che avendo visto il contenuto del biglietto disse semplicemente "Capisco. Vogliate seguirmi.". 

Il locandiere condusse il nano attraverso un'apertura che dalla sala principale conduceva in una saletta più appartata, dove sedevano già un uomo ed un elfa. 

Con un ampio gesto della mano Barnaba Farfaraccio invitò Nur ad accomodarsi. E subito si congedò da lui e dagli altri due ospiti.


...al prossimo incontro!
LoShAmAnO



Commenti

Post popolari in questo blog

LIBRO 1 - CAPITOLO 1 - LA SPERANZA E L'OMBRA - 28/05/2965 - MAESTRO DEL SAPERE

LIBRO 1 - CAPITOLO 1 - LA SPERANZA E L'OMBRA - 28/05/2965 - MAESTRO DEL SAPERE