INTRODUZIONE - 11/05/2965 - NIMRODEL

La pioggia battente del primo mattino fiaccava le spalle della figura che si stava approcciando lungo la strada proveniente da ovest. La giovane elfa era irriconoscibile sotto il mantello ed il cappuccio ben serrati, rispettivamente, sopra spalle e testa. 

Aveva viaggiato attraverso boschi e prati fino a pochi chilometri prima di giungere al crocevia di Brea; poi era scesa lungo la strada per confondersi tra i pochi viaggiatori di quella mattina piovosa. I pochi carretti che andavano verso Brea o che da Brea muovevano verso la Contea occupavano la fangosa parte centrale della strada ed arrancavano a fatica. Lei cercava di tenersi al margine di essa, laddove l'erba ed il terreno ancora induriti non erano completamente zuppi e mollicci.

Alzando la testa si accorse di essere ormai alle porte della cittadina di Brea. La grande siepe che circondava l'intero abitato era ora ben visibile, così come il fossato che la lambiva. I pennacchi di fumo che si alzavano dai comignoli delle case, chiaro segno di focolari accessi, tepore e riparo, erano un piccolo conforto per l'animo fradicio d'acqua di Nimrodel e le strapparono un sorriso.

Come le aveva suggerito sua madre, da cui era tornata per comunicarle la sua partenza, si era tenuta alla larga dalle grandi strade, ma non troppo; ed ora che da diversi chilometri percorreva la strada principale si era tenuta in disparte celando la sua identità.

"Un'elfa solitaria che viaggia verso est può destare sorpresa e non sempre la sorpresa è sinonimo di accoglienza, ricorda!"

Le parole della madre le tornarono alla mente nel momento in cui il cancello ovest era ormai in vista.
Si fermò un istante.

-Coraggio, ora non si torna indietro!- pensò tra sè e sè.

Avanzò e si presentò al cancello dove il guardiano della porta rimase piuttosto sorpreso di vedere un'elfa alle porte di Brea. Rimase talmente sbigottito da non farle alcuna domanda, indicandole semplicemente la direzione per la locanda del Cavallino Rampante, dopo che lei glielo aveva domandato.

Le case erano in parte costruite con legno ed in parte con pietra e sembravano accoglienti, tutto sommato.
Riconobbe il Cavallino Rampante dalla tipica insegna che penzolava dalla parete e che cigolando veniva mossa dal vento che in quel momento accompagnava la pioggia battente facendola cadere di traverso.

Aprì la porta ed entrò.

Nonostante l'ora presta, ad accoglierla nello stanzone principale che componeva la locanda ci furono, un piacevole tepore che proveniva dal fuoco acceso nel caminetto su di una parete della stanza, una cappa aromatica di fumo di pipa, mescolata con delle note aromatiche di qualcosa che stava cuocendo in cucina per il pranzo.

Nimrodel tolse il mantello fradicio e lo appese alla parete su di un apposito piolo, lasciando che sgocciolasse a terra. Il gesto rivelò la sua origine elfica all'intera sala, che per un istante, rimase in silenzio, attonita e sorpresa. La sala non era piena, ma le poche persone che c'erano, ripresesi dallo stupore iniziale, tornarono alle loro chiacchiere in merito a storie, pettegolezzi ed affari.

L'uomo che si fece avanti si presentò come il propietario della locanda a nome Barnaba Farfaraccio. Anche lui era stupito, ma la sua abilità come oste era tale da mascherare meglio la cosa.

"Forse mi stanno attendendo..." - disse l'elfa timidamente.


...al prossimo incontro!
LoShAmAnO


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